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Ultime ricette

Il ‘casatiello napoletano’

Oggi daremo il giusto tributo ad un prodotto della cucina napoletana che tecnicamente non può essere classificato come ‘dolce’, in quanto di elementi dolci non ne presenta nella sua composizione, ma che in effetti potrebbe esserlo perché c’è chi lo consuma a fine pasto, magari accompagnato da un buon bicchiere di vino casareccio dolce, così come c’è chi preferisce usarlo a mò di pane, accompagnando secondi piatti e contorni.

Sia come sia, il casatiello fa parte della storia di Napoli, ed è giusto concedergli un bell’applauso. Lo si suole preparare nel periodo pasquale, e costituisce parte integrante di tutto ciò che si suole fare durante queste festività, anzi potremmo dire che è lui il vero protagonista; non c’è famiglia napoletana che non imbandisca la sua tavola pasquale senza presentare un casatiello a centro tavola…bello, alto, fragrante, e con le sue caratteristiche ‘X’ che intrappolano le 4 o 5 uova che decorano la parte superiore. Impossibile non assaggiarne almeno una fetta nella vita.

Sabrina, la escort di lusso che seduce i suoi clienti col ‘body food’

La gente non sa davvero più cosa inventarsi per riuscire a divertirsi, ed ogni giorno se ne sentono di tutti i colori; oggi tutti vanno alla ricerca delle cose più bizzarre, particolari, stravaganti, e ciò riguarda tutti i settori del nostro vivere quotidiano. Oggi si parlerà dell’arte che posseggono alcune donne in particolare di sedurre un uomo cospargendo il proprio corpo con leccornie di ogni genere, per poi lasciarsi andare ad una vera e propria session di giochi erotici e sesso sfrenato: il cosiddetto body food. Qualche giorno fa è stata mandata in onda da un’emittente radiofonica siciliana una divertente intervista ad una bellissima e gettonatissima escort di lusso, che ha rivelato alcuni dei suoi piccoli segreti che l’hanno resa famosa nel suo ambiente; ebbene, Sabrina, questo il nome della bellissima accompagnatrice professionale intervistata, oltre a raccontare la sua storia e come sia giunta alla decisione di esercitare l’attività di escort di lusso, ha anche svelato alcuni piccoli ‘trucchi del mestiere’ tutti suoi, dettagli che sulle prime potrebbero sembrare banali, ma che in effetti costituiscono una vera e propria ‘marca della casa’ per quanto riguarda la sua professione.

Ricetta originale della torta caprese al cioccolato

Poco meno di 500 calorie, un’oretta e mezza di tempo in totale, ingredienti comuni e facili da reperire, ed una buona dose di passione; questo è quanto occorre per preparare una gustosissima torta caprese al cioccolato, uno dei dolci più richiesti in pasticceria dagli amanti del ‘peccato di gola’. In realtà la leggenda narra che la prima torta caprese al cioccolato sia nata per errore; proprio così, sembra infatti che il Re Ferdinando II di Borbone sposò una principessa austriaca alla quale piaceva da impazzire la famosissima torta Sacher, dolce al cioccolato tipico del suo paese, e che i cuochi di Palazzo Reale tentarono di riprodurla fedelmente, sbagliando però qualcosa.

Ne venne fuori un tentativo malriuscito di imitare il dolce che tanto faceva impazzire la principessa, ma che alla fine conquistò tutti i commensali per il suo sapore così intenso e la sua particolare morbidezza; era appena nata a Napoli (per sbaglio) la nuovissima torta caprese al cioccolato, destinata a recitare ruolo di indiscussa protagonista nelle pasticcerie italiane, ed a far impazzire di piacere tante altre principesse.

Millefoglie, cannoncini, strudel, il trionfo della pasta sfoglia

Usare la pasta sfoglia per preparare i dolci più buoni che la pasticceria conosca è in fondo un po’ come aggiungere quella spruzzatina di cacio sui maccheroni al sugo, o di prezzemolo su un bel piatto di spaghetti con le vongole veraci; personalmente non riesco ad immaginarlo neppure un dolce che non sia fatto con pasta sfoglia, e basta solo pensare a qualche festa di compleanno o ad una qualsiasi cerimonia che già appare automaticamente davanti agli occhi un bel dolce di pasta sfoglia.

Come nella maggior parte dei paesi europei, anche in Italia la pasta sfoglia è molto utilizzata, poi si sa, ogni regione ha le sue tradizioni gastronomiche; quello che cambia è il ripieno, la combinazione degli ingredienti da ‘racchiudere’ nella pasta sfoglia, o comunque le basi dei sapori che andranno a caratterizzare il dolce. Nel nostro paese ad esempio, possiamo notare una sostanziale differenza tra Nord e Sud nel modo di utilizzare la pasta sfoglia; infatti, mentre al Nord ci si imbatte frequentemente in dolci spesso ripieni di mele e frutta in generale, al Sud il ripieno della sfoglia è generalmente fatto di formaggi, ricotta, canditi, crema pasticcera. Oggi conosceremo meglio alcune di queste ghiottonerie fatte con la pasta sfoglia, buona lettura!

Ricetta del Babà al Rum

Quando si nomina il babà appare immediatamente davanti agli occhi l’immagine del golfo di Napoli, questo è poco ma sicuro. Non solo chi è napoletano d.o.c. (come il sottoscritto) o chi vive già da tempo all’ombra del Vesuvio ha eletto questo tipico dolce partenopeo come protagonista principale dei suoi dopopranzo, ma anche chi viene a Napoli in vacanza o per lavoro coglierà in breve tempo questa ‘dolce’ abitudine.

Non so bene quante domeniche pomeriggio, dopo il consueto e lauto pranzo a base di pesce e frutti di mare di ogni genere (che papà scendeva a comprare alle 6 del mattino al mercato), ho atteso il momento dell’apparizione a tavola di un ricco vassoio di babà, accompagnati come sempre da un bel bicchierino di limoncello napoletano ghiacciato. Il babà è vera poesia, è l’apoteosi del piacere papillare… a mmè me fa ‘mpazzì.

Soffice, emozionante, intenso…il rum che sgorga ad ogni morso e mi innaffia il palato predisponendolo già al secondo assaggio, il babà è il mio campione incontrastato del post-pranzo, il dolce per eccellenza. D’altra parte, anche le tantissime poesie e canzoni d’amore napoletane lo dicono: “sì ddoce comme a nu babbà”, e come si fa a dargli torto?

Ricetta della Pastiera Napoletana

La leggenda narra che fu la sirena Partenope a creare questa delizia, ma la cosa non trova assolutamente d’accordo gli anziani napoletani, discendenti a loro volta da generazioni di veri napoletani, appartenenti alle più antiche famiglie di pescatori della grande città partenopea; tra questi ultimi infatti si ha la assoluta certezza che il termine ‘pastiera’ derivi da ‘pasta d’ajere’ (pasta di ieri), ovvero il cibo che i pescatori portavano con sé da casa prima di partire per una battuta di pesca e che gli consentiva di alimentarsi anche per due o tre giorni in mezzo al mare aperto.

Sia come sia, la pastiera napoletana è da considerare assolutamente tra le top 10 leccornìe a livello nazionale, e patrimonio dell’Unesco per quanto invece riguarda il mio parere personale! Il suo soffice impasto di ‘pasta frolla’, magistralmente farcito con ricotta, candìti, zucchero, uova, e grano bollìto nel latte, la pasta che si mantiene croccante all’esterno e che invece sprigiona tutta la sua morbidezza all’interno, il profumo e l’aroma che vaniglia e scorze d’arancia conferiscono al tutto…mamma mia…io ne mangerei a containers!

‘Tesò, si più bell tu ca ‘na fella ‘e pastiera’, uno dei complimenti più belli e sinceri che io abbia mai fatto ad una avvenente fanciulla, cercando in questo modo di rompere il ghiaccio simpaticamente e con disinvoltura; molte volte la cosa non è andata tanto bene, ma devo dire che spesso ho riscosso sorrisi con questa espressione, ed anche un paio di numeri di telefono.

Ricetta della Sfogliatella riccia

Sono assai dispiaciuto e provo forte compassione per tutte quelle persone stupide e razziste che, nel ricorrente e bieco tentativo di trovare qualche espressione offensiva da gridare in faccia ad un napoletano quando lo incontrano, risolvono con: “Tanto voi terroni avete solo tre cose belle, la pizza, il vesuvio, e la sfogliatella”. Non sanno neppure loro cosa dicono, e forse solo per questo andrebbero perdonati, invece per me no, io farei in modo che nessuno di essi possa mai avere la possibilità in vita sua né di vederle, ne di assaggiarle tutte queste cose meravigliose.

‘Alfrè, per favore, damme ‘na riccia…bbella càvera…e fra nu pare ‘e minute me faje pure ‘o ccafè oj’ (trad: ‘Alfredo, cortesemente porgimi una sfogliatella riccia sul bancone…calda al punto giusto mi raccomando…e tra un paio di minuti, se vuoi, puoi anche servirmi il caffè’). Circa 12 anni della mia vita hanno visto i loro giorni iniziare esattamente in questo modo, come del resto è buona abitudine di una buona fetta della popolazione napoletana, ma uno che non è di Napoli, o che non ha mai respirato la sua aria nemmeno una volta, tutto questo non lo potrà mai capire.

Ricetta della Sfogliatella frolla

La sfogliatella napoletana, riccia o frolla che sia, è un’altra indiscussa campionessa tra le tante squisitezze campane che non ci si può assolutamente permettere di non assaggiare se si transita per Napoli. Nata nel secolo XVIII nei pressi di Amalfi, in provincia di Salerno, (più precisamente nel conservatorio di Santa Rosa da Lima) questa delizia dolciaria fu creata per casualità; nella cucina del convento infatti, era avanzata un po’ di pasta di semola che, invece di essere buttata via, fu mescolata con frutta secca, zucchero e limoncello ottenendo così un ripieno.

Una leggera copertura in pasta sfoglia fu utilizzata quindi per ‘avvolgere’ il ripieno, ed il tutto fu messo in forno, già preriscaldato a 200 gradi. Il dolce fu fatto assaggiare a tutti i fedeli che frequentavano il convento riscuotendo subito enorme successo; era appena nata la ‘Santarosa’ (proprio come la santa a cui era dedicato il convento), ovvero il dolce tipico di quei bellissimi luoghi a ridosso della Costiera Amalfitana, destinato poi ad essere modificato leggermente e ‘napoletanizzato’ dal maestro pasticciere Pasquale Pintauro, ovvero quello che poi sarà riconosciuto come padre ufficiale dela sfogliatella.

La sfogliatella non è solo buona, la sfogliatella è folklore, poesia; non so quante volte mi sarà capitato di trovarmi al bar con qualche amico per uno di quei ‘caffettini volanti’ di mezza mattinata tra una commissione ed un’altra: “Giggì, ci prendiamo un bel caffè a volo a volo?” “Si si…però ‘na cosa veloce…tengo che ffà”. Insieme al caffè due sfogliatelle appaiono sul tavolo a mia insaputa…poi altre due, ed altri due caffè; durata del caffè: 2ore e mezza circa, con conseguenti ritardi al lavoro.